domenica 2 dicembre 2012

SAN SALVI A FIRENZE: padiglioni della vergogna o vergogna della gestione?


         Il calvario degli ex pazienti dei Girasoli e del Giardino delle Rose (nomi così lontani dalla realtà che suonano come uno scherno) sembra non finire mai.
        Minacciati due anni fa di essere trasferiti/deportati nella parte opposta della città in violazione del principio della territorialità (rimanere cioè all’interno di un contesto sociale, fisico e relazionale conosciuto per non aggravare la loro condizione), oggi, come si legge nell’articolo di Repubblica (28.11.2012), in procinto di essere sparpagliati come fogli bianchi in più strutture della città e/o fuori perché la ASL,  tirata in causa dai precedenti articoli di Repubblica sulla scandalosa condizione di degrado di questi edifici, ritiene che il risanamento a cui sarebbe stata  obbligata nel tempo, e mai fatto, è troppo oneroso. (Non ha invece ritenuto oneroso il costosissimo restauro di Villa Fabbri sede della Dirigenza ASL dentro S. Salvi, né di Villa Iris).
        Così, senza fare una piega, l’ASL si accinge a risolvere a giorni la questione nel solito modo, prescindendo dalle persone e dalle ripercussioni che questi cambiamenti possono avere sulla loro vita.
        I residenti sono circa 70, non pochi e, come abbiamo detto più volte nei nostri comunicati, soggetti fragili dal punto di vista delle condizioni di vita e di salute. Più di altri bisognosi di attenzione. Ma per la ASL sono vuoti a perdere  e si possono spostare a piacimento da un giorno all’altro senza pensare a soluzioni intermedie meno destabilizzanti. 
        Altro problema è in quali strutture si spostano. Ancora ieri nessuno, né ospiti, né operatori le conoscevano. Altre Residenze assistite pubbliche all’infuori delle Civette non esistono perciò è pensabile che per l’ennesima volta si conti sul privato a pagamento. A carico di chi? Sono tutte domande che rivelano un modo di agire dell’ASL che si commenta da solo: colpevole incuria, mancanza di un piano organico di intervento con al centro gli uomini e le donne, gravi carenze gestionali, sperpero del denaro pubblico e, come in tutte le altre ASL, la disposizione a favorire operazioni speculative piuttosto che prendersi realmente cura della persona sofferente. Il tutto nel silenzio connivente della Regione e del Comune per quanto rientra  nella loro competenza. Nell’articolo citato, il giornalista  porta a sostegno del trasferimento anche il fatto che le strutture ospitanti non hanno l’accreditamento, cioè “non rientrano nei canoni previsti dalla Regione per l’assistenza sanitaria” senza domandarsi come mai la Regione non ha mai controllato, non ha mai richiesto l’adeguamento o se lo ha chiesto come mai non  si è provveduto.
        Questo si spiega nella logica speculativa e spietata che presiede alla volontà di vendere/svendere S. Salvi invece di recuperarlo in funzione sanitaria e sociale come ce ne sarebbe bisogno per quel quartiere e per la città tutta. Solo così si sarebbe evitato il degrado della struttura e delle condizioni di vita degli ex pazienti  dell’ospedale psichiatrico.
        Ogni persona normale di fronte a questa situazione dovrebbe scandalizzarsi e preoccuparsi  di quale trattamento gli sarà  riservato se la salute comincerà ad avere dei problemi. Nessuno potrà essere sicuro che non lo riguardi.
        La toscana felix anche sulla sanità sta perdendo il suo smalto e la riforma annunciata dall’Assessore Marroni  non può che peggiorarla.
        Non si tratta solo di padiglioni della vergogna, ma della vergogna di una gestione complessiva.

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