giovedì 31 luglio 2008

FIRENZE CENTRO STORICO

FUORI I RESIDENTI - DENTRO GLI ALBERGHI

L'amministrazione comunale di Firenze ne ha fatta un'altra delle sue! Vediamo di che si tratta.
Nei giorni scorsi è stato approvato il Piano di Recupero e contestuale variante urbanistica dell'ex Sede del Banco dei Pegni della Cassa di Risparmio di Firenze di via Palazzuolo. Il piano riguarda il complesso edilizio, composto da 14 unità immobiliari, che occupa l'area ubicata fra via Palazzuolo, piazza San Paolino, via dei Fossi, Borgo Ognissanti e via del Porcellana, sono anche presenti sette appartamenti. Gli immobili sono trasformati in albergo (Hotel Caravel), sacrificando sia le residenze attualmente presenti che un loro potenziale uso a fini residenziali - perché no? - anche di edilizia sociale, soluzione che non è mai stata presa in considerazione.
E' curioso notare come l'assessore Biagi giustifichi questa operazione: "Questo piano ha una duplice valenza: da un lato consente il recupero di un immobile da tempo dismesso; dall'altro, grazie alla qualità dell'insediamento alberghiero che vi si collocherà, consentirà una significativa riqualificazione di questa zona della città. Una riqualificazione che favorirà anche la permanenza della residenza nel quartiere. Migliorare la qualità e la vivibilità rappresenta infatti un elemento importante perché il centro continui ad essere abitato come è oggi" […] "Interventi come quello di via Palazzuolo rappresentano quindi un elemento di riqualificazione importante del centro storico anche per le ricadute positivi in termini di vivibilità a servizio dei residenti" [...] "L'unico cambiamento riguarda la destinazione, che passa da residenziale, direzionale e artigianale, a turistico-ricettivo perché vi si trasferisce un albergo già presente in città".

Assessore Biagi, è davvero troppo!
Non può spacciare la sostituzione della destinazione residenziale con quella turistico ricettiva come un intervento che incrementi la dotazione residenziale del Centro Storico!

Per una maggiore informazione sul caso di Via Palazzuolo, riportiamo un nostro comunicato già inviato nel maggio 2006 e rimasto inascoltato.
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Gli amministratori di Firenze proseguono nel loro programma di desertificazione e degrado del Centro Storico della città.
L'ultimo, e non meno grave episodio, è quello relativo all'immobile ex sede del Monte dei Pegni in Via Palazzuolo, a due passi da Piazza Santa Maria Novella, acquistato nel dicembre del 2003 dalla Società S. Paolino Resorts & Hotel, tramite un'intermediazione immobiliare della Sanfrediano s.r.l., dalla Cassa di Risparmio di Firenze.
Si tratta di un vasto complesso immobiliare che da Via Palazzuolo giunge sino a Borgo Ognissanti, fiancheggiando la Chiesa di San Paolino e, sul retro, l'ex Ospedale di San Giovanni di Dio, per una superficie complessiva di circa 10 mila metri quadri. È costituito, nella sua parte rivolta su Via Palazzuolo, dalle strutture del convento annesso alla chiesa di San Paolino, ricostruito nel '600 e rimaneggiato nell'800; negli anni '50 è stato ampliato sul retro mediante strutture per il deposito dei beni in garanzia, sino a comprendere parte di un edificio vincolato che si affaccia su Borgo Ognissanti.

Nei giorni scorsi l'amministrazione comunale ha avviato il procedimento per cambiare l'attuale destinazione d'uso direzionale e residenziale in destinazione alberghiera, proponendo di mutare anche la classificazione degli edifici per consentire di fatto alla proprietà di poter eseguire tutte le opere murarie funzionali alla nuova destinazione alberghiera.
Attualmente gran parte degli edifici è inserita in classe 1 (area colore viola) "edifici di particolare interesse storico e/o artistico, monumentale, assimilati o parificati agli edifici notificati e vincolati" per i quali il Piano Regolatore consente solo interventi di manutenzione ordinaria e di restauro.
La discutibile previsione di variante che il Comune propone riduce notevolmente la tutela dell'immobile attribuendo la classe 1 alla sola facciata dell'edificio prospiciente Via Palazzuolo e Piazza San Paolino, mentre gran parte delle volumetrie restanti è assimilata agli edifici di classe 5, per i quali è consentito lo svuotamento e la totale ricostruzione delle strutture interne, e di classe 6, per i quali è prevista la demolizione e la ricostruzione anche con diversa disposizione dei volumi sul lotto, assimilabile ad una vera e propria ristrutturazione urbanistica con l'aggravante di essere in pieno Centro Storico della città.
Nel cuore della città, in una delle ultime zone popolari e con una ricca e variegata presenza residenziale e artigianale, la giunta Domenici rinuncia ad un reale governo del Centro Storico, che dovrebbe avere come valore fondante la salvaguardia del bene culturale e della ricchezza sociale della popolazione insediata, per assecondare le mire affaristiche di una certa proprietà immobiliare che, cosa gravissima, saranno poi puntualmente registrate e consentite dalle opportune varianti del Piano Regolatore.
Laddove c'erano famiglie di residenti, laddove c'era un complesso architettonico da salvaguardare nella sua integrità storica e artistica, laddove sarebbe stato possibile un accurato restauro ambientale e architettonico, anche mediante la demolizione delle recenti costruzioni ripristinando i caratteri originari dell'area (vedi la Pianta del Fantozzi allegata), c'è il pericolo di dover assistere impotenti, ancora una volta, alla nascita di una nuova struttura alberghiera a 4 stelle, da 180 stanze e con annessi "spazi congressuali". La metastasi dell'urbanistica contrattata continua a produrre i suoi mostri, fermiamoli!

Particolare della Pianta di Firenze di Federico Fantozzi, 1843
Si deve inoltre evidenziare la sostanziale difformità di queste azioni di trasformazione rispetto allo Statuto del territorio del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze che in riferimento ai Centri Storici (punto 9.1 del titolo terzo) prescrive, in caso di recupero e sostituzione, "una giusta "proporzione" tra le varie funzioni, evitando l'accumulo di quelle terziarie, per favorire, invece, il recupero residenziale. Nel Piano provinciale si afferma anche che negli interventi di sostituzione edilizia è "necessario aprire una prospettiva per una cultura e per una pratica del risarcimento urbano: nel senso che le operazioni di ricupero delle aree dismesse siano e diventino sempre più le "occasioni" - queste sì, opportune e positive - per una reale opera di "compensazione" all'interno della città contemporanea, nei suoi spazi, nelle sue funzioni, nei suoi modi di fruirla e di viverla. Ciò vuol dire ancora che le attese e gli interessi dei soggetti coinvolti (proprietari e operatori) dovranno essere commisurati a un generale miglioramento della condizione urbana.
Ci chiediamo, inoltre, se queste scelte siano coerenti con il riconoscimento, da parte dell'UNESCO, del Centro Storico di Firenze come patrimonio mondiale dell'umanità. I nostri amministratori, autori di un recente - e in molti aspetti largamente discutibile - Piano di Gestione del Centro Storico, sembrano, tra l'altro, disattendere nei fatti le stesse affermazioni di principio espresse in quel loro testo, in cui si sottolinea la necessità di "una gestione condivisa del patrimonio culturale" e il coinvolgimento della comunità dei cittadini oltre che dei cosiddetti "portatori di interesse".
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*Brevi notizie storiche sul Convento di San Paolino.
La chiesa di San Paolino è anteriore al 1000, del convento si hanno notizie già nell'XI secolo come Collegiata con canonici e priore; dal 1217 al 1271 è occupato dai Domenicani che poi si trasferiranno a Santa Maria Novella.Dal 1221 ritorna ad essere Collegiata con preti regolari. Il convento venne notevolmente ampliato e restaurato nel 1619.Soppresso nel 1808, dal 1810 il convento è libero da religiosi e la chiesa è ridotta ad uso profano. Nel 1814-17 i Carmelitani Scalzi tornano in possesso del complesso e ne ampliano un braccio destinato alle spezierie.Nel 1866, dopo il decreto di soppressione, i religiosi lasciano nuovamente il convento che viene destinato ad Amministrazione generale del Fondo del Culto e acquistato dall'Azienda dei Presti.Nel 1873-1890 una parte del convento viene riacquistata dai Carmelitani e ristrutturata su progetto dell'arch. Giuseppe Malvolti. Il fabbricato principale destinato a sede dell'Azienda dei Presti viene ristrutturato sotto la direzione dell'arch. F. Cintolesi.Nel 1980 il complesso è suddiviso fra la proprietà della Cassa di Risparmio di Firenze e la Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi.

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