DOCUMENTO CONCLUSIVO DELL’INCONTRO:
RINASCITA DI SAN SALVI E POTENZIAMENTO DEL VERDE NEL QUARTIERE 2
idee e proposte concrete per un recupero sociale e ambientale
Per prima cosa ci preme denunciare un fatto ricorrente: nonostante il nostro invito, le istituzioni locali – Comune e ASL – si sono fatte notare per la loro assenza. Questa rivela la loro sordità nei confronti delle istanze partecipative di base, sordità ancor più sconcertante in questo momento di rinnovata mobilitazione dei cittadini in difesa dei beni comuni.
I diversi contributi presentati al nostro incontro di giovedì 16 giugno, da un lato hanno mostrato la ricchezza di ipotesi e di approcci che il complesso suggerisce, e dall’altra hanno anche evidenziato ancora una volta la straordinarietà che proprio il complesso riveste sia in sé (nella sua storia e nelle sue valenze contemporanee) che nei confronti della città.
Si tratta allora di individuare una proposta di indirizzo, che da un lato sappia cogliere la ricchezza delle potenzialità e dall’altro sappia trovare un tema unificante, che non frammenti o che, peggio, banalizzi e svenda lo straordinario complesso architettonico e ambientale.
Riteniamo che la strada intrapresa dall’esperienza di Trieste sia quella più stimolante e anche la più coerente, opportunamente reinterpretata ed adeguata alla condizione di Firenze e di San Salvi. La reinterpretazione che si propone è centrata sull’ipotesi di attivare e di promuovere una struttura per la prevenzione ed in parte per la cura dei disagi sociali e mentali urbani, anche in relazione alla condizione perdurante della Crisi che ci attanaglia.
Disporre quindi di un luogo accogliente, dai ritmi lenti, dagli spazi molteplici, per giovani coppie e per soggetti precari, nei quali si possono sviluppare tante e diverse attività di diversi ruoli urbani socialmente significativi (esperienze di mercato contadino, social housing e cohousing, coworking, ateliers e laboratori artistici e artigianali, ecc.), di diversa importanza terapeutica (residenze assistite e protette, laboratori sanitari, ecc.), nonché di conservazione e potenziamento attivo della memoria dei luoghi.
Tutto ciò è estremamente significativo ed offrirebbe alla città tutta una sorta di Oasi di ecologia ambientale e della mente, oltre che urbanistica, estesa a tutto il Complesso, dall’ex manicomio, alle scuole, al verde pubblico, alle parti del quartiere direttamente interessate (chiesa, ecc.)
Se questa ipotesi fosse condivisa, potrebbe partire immediatamente una fase di progettazione allargata, e partecipata, che deve coinvolgere sia i soggetti istituzionali direttamente interessati, ossia l’ASL, il Comune, la Provincia e l’Università, che i soggetti sociali che operano all’interno di San Salvi (cooperative, associazioni, ecc.) e i movimenti e comitati, espressione di una diffusa consapevolezza sociale relativa alla rinascita di questo grande patrimonio collettivo.
Riteniamo che entro breve tempo possa essere elaborato e pubblicizzato un PIANO STRAORDINARIO DI RECUPERO AMBIENTALE ED URBANISTICO dell’area, strettamente integrato con le scelte del Piano Strutturale attualmente in discussione, che si fonda su alcune opzioni non negoziabili:
1. mantenimento della proprietà pubblica di tutta l’area di San Salvi,
2. estensione della destinazione a servizi pubblici all’intero complesso manicomiale,
3. convocazione prima delle vacanze estive di una conferenza allargata dei soggetti istituzionali e non per definire le priorità dell’azione di rinascita dell’area,
4. elaborazione, entro un anno, del Piano Straordinario di Recupero e conseguente avvio dei lavori di riordino dell’area.
Proprio questo modello di gestione del processo, prima progettuale e quindi attuativo, anche per fasi successive, insieme all’interesse per il tema adottato potrebbero costituire una proposta innovativa per la Città, ed un modo per cominciare a praticare gli spazi urbani e di servizio come reali Beni Comuni della città, del territorio e della popolazione, oltre che dell’Amministrazione Pubblica.
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