giovedì 19 maggio 2011

Due ASL con vocazioni diverse: a Firenze muratori, a Trieste giardinieri (4)

Roseto del Parco di San Giovanni, ex ospedale psichiatrico di Trieste


A Trieste, in questi anni, è in corso la trasformazione dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, quello in cui ha operato Franco Basaglia, uno dei fondatori della psichiatria moderna.

Da luogo della contenzione e della sofferenza, il Parco di San Giovanni si sta affermando come luogo di forte interazione con il territorio e la cittadinanza, polifunzionale, di libero scambio delle idee e delle attività. Insomma un vero e proprio laboratorio in cui sperimentare nuove modalità di uso della città.

Il fatto straordinario, almeno per noi fiorentini, è che gli Enti proprietari dell’area e delle strutture, ossia la Provincia di Trieste, il Comune, l’Università e l’Azienda Sanitaria locale, sin dalla chiusura del manicomio, nonostante le radicate difficoltà economiche del sistema sanitario, non hanno mai proposto la valorizzazione immobiliare dell’area, non hanno mai preso in considerazione l’ipotesi di vendere a privati padiglioni e giardini per farci fare esclusive residenze di lusso, come invece si vorrebbe a Firenze, nel Parco di San Salvi. Hanno fortemente voluto che la struttura restasse pubblica, per funzioni pubbliche e sociali.

A partire dalla seconda metà degli anni ’90, un accordo tra questi Enti ha prodotto un positivo recupero del complesso: molti edifici sono stati attentamente recuperati ed attualmente l’area ospita tra l’altro la Clinica Psichiatrica dell’Università, due Dipartimenti Universitari della Facoltà di Scienze, le sedi di Cooperative sociali, un piccolo ma ben attrezzato teatro. Alcuni edifici sono stati adattati a Comunità appartamento per ex-degenti, vi sono inoltre un’Accademia internazionale per capitani marittimi, un Liceo con lingua d’insegnamento slovena, la sede dell’Azienda Sanitaria n.1 e quella del Distretto Sanitario n.1, una Caserma dei Carabinieri, il Museo dell’Antartide, il Museo di Mineralogia dell’Università, la cooperativa “Il posto delle fragole”. Da sottolineare anche il recupero della memoria storica attraverso la diffusione dell’Archivio Storico fotografico, integralmente digitalizzato.

Positivo è stato inoltre l’impegno per il recupero ambientale anche con la valorizzazione degli alberi monumentali e del parco nel suo aspetto paesaggistico, la messa a dimora di migliaia di essenze floreali e di piante ornamentali, l’individuazione di aree per il gioco e le attività ricreative.

Non è un caso che tutto ciò accada a Trieste vista l’autorevolezza dei protagonisti, da Franco Rotelli, ex direttore dell’Azienda Sanitaria e braccio destro di Franco Basaglia, a Giuseppe Dell’Acqua, responsabile del Dipartimento di Salute Mentale, a Giancarlo Carena, intraprendente sostenitore di cooperative e attività sociali autorganizzate.

E a Firenze cosa accade? In una città carica di cultura come la nostra, manca un progetto politico e culturale tra i vari Enti coinvolti (Provincia, Comune, ASL, Università) che riesca a mettere assieme storia, trasformazioni urbanistiche e bisogni del territorio.

Ci misuriamo, inoltre, con personaggi di ben altro spessore e competenze, per i quali peraltro la stampa locale ha sollevato perplessità sulla riconferma, che provengono da settori che nulla hanno a che fare con la Sanità, sia da un punto di vista strettamente merceologico, che per quanto riguarda i criteri gestionali. Come è possibile che chi abbia maturato esperienze di managment industriale in casa Fiat possa poi essere chiamato dai vertici politici regionali a dirigere la Sanità fiorentina? Sottolineiamo che trattori e malati non sono proprio la stessa cosa!

E le conseguenze si vedono!

Qui da noi l’ASL propone:

- lo smantellamento dei servizi sanitari dell’ex ospedale psichiatrico di San Salvi,

- la deportazione coatta degli anziani ed ex degenti in aree ben lontane da quelle abituali di residenza,

- il trasferimento dei lavoratori della Sanità in altre sedi,

- la valorizzazione immobiliare e speculativa del Parco Urbano di San Salvi.

Al grave danno provocato dallo scippo di un’area pubblica alla collettività, si aggiunge la beffa del riutilizzo dei fondi così ricavati per demolire e ricostruire l’Ospedale di Torregalli, che ha solo 30 anni di vita e che fino al 2005 era considerato “un ospedale che per numero e servizi offerti è un fiore all’occhiello della nostra sanità”.

Poi, d’improvviso, se ne prevede l’integrale sostituzione!

Quali sono i rapidi mutamenti che nel volgere di pochissimi anni hanno indotto la direzione dell’ASL a considerare obsoleto e da abbattere un ospedale che in tanti ci invidiano?

Il sindaco Renzi, responsabile dell’urbanistica, concederà il cambiamento di destinazione d’uso dell’area di San Salvi?

Il nostro comitato da sempre si batte per il mantenimento della proprietà e della destinazione pubblica del Parco di San Salvi, il recupero e la riqualificazione dei padiglioni e delle aree verdi, la corretta e trasparente gestione della sanità fiorentina.

Nelle prossime settimane comunicheremo le attività e gli appuntamenti a sostegno del nostro impegno, nel frattempo vi invitiamo alle nostre riunioni che si svolgono il venerdì pomeriggio alle ore 18,00 presso il Circolo Arci “Andrea del Sarto” in Via Manara a Firenze.

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