Con
delibera n. 86 del 22/02/2016, a
firma del Dr. Nicolò Pestelli, Direttore Generale dell’Ente per i Servizi
Tecnico-amministrativi Regionali (ESTAR), viene approvato uno schema di
convenzione con il Consorzio Metis al fine di attuare una "Riorganizzazione e riqualificazione interna
ed esterna della sede direzionale di San Salvi a seguito della messa a disposizione della
palazzina n. 9 da parte di USL Toscana Centro" che prevede la "ricognizione e rilevazione di dettaglio
delle palazzine n. 9-13-14",
la "individuazione del
terreno di pertinenza da riservarsi in esclusiva" e quindi la "progettazione fino al definitivo della
chiusura del porticato e collegamento tra la pal. 13 e pal.
14".
Con
queste pur sintetiche indicazioni, si può ragionevolmente dedurre che
verrà delimita e chiusa tutta l'area ovest di San
Salvi, con gli ex padiglioni che un tempo costituivano l'ospedale
psichiatrico vero e proprio, quell'area attualmente occupata dagli uffici
dell’ESTAR con la prossima aggiunta
della palazzina 9 e l'inclusione anche della contigua RSA "Le Civette". Di conseguenza le aree
esterne di pertinenza "opportunamente
arredate e sistemate" (sic) verranno rese "di esclusivo servizio alla sede" degli uffici dell’ ESTAR.
I
dirigenti del servizio sanitario toscano sembrano dimenticare
che
•
il PIANO STRUTTURALE
2010 destina il Parco storico di San Salvi a Parco pubblico
facente parte integrante del sistema del verde del Quartiere 2
•
sin dal maggio 1993,
l’area è sottoposta a VINCOLO DELLA SOPRINTENDENZA a tutela della
salvaguardia del carattere più pregiato del complesso monumentale, quello
relativo al suo disegno unitario ispirato ad una funzionale e sapiente fusione
fra interno ed esterno, fra padiglioni e parco circostante, come emanazione di
quella che fu, all’atto della sua progettazione a fine ‘800, una concezione
estremamente avanzata di terapia legata strettamente all’ambiente di
cura.
Da
entrambi questi fattori deriva l'obbligo di conservare, e se necessario
ripristinare (dopo anche il
devastante uragano estivo), il Parco di San Salvi nella sua pregnante
configurazione storica: la cornice dei magnifici viali alberati, i giardini e
boschetti interni all'edificato, con le loro essenze vegetali originarie, i
graziosi porticati ad arco e il reticolo di percorsi principali e secondari che
interconnettono le varie parti di questo prezioso parco
urbano.
Inserire
ulteriori barriere in un contesto, già gravato da recinzioni improprie (v. il
caso di Villa Fabbri), oltre a compromettere il suo "tessuto comunicante e variegato"
(Fondazione Michelucci) oggetto
primario della tutela storico-culturale, contraddice l’istituzione stessa di
Parco pubblico, che di regola
dovrebbe essere il più possibile aperto al godimento e alla piena
fruizione di tutti i cittadini.
Oramai non si sa più cosa pensare di una classe dirigente
(Regione, Comune, Asl), che in luogo di promuovere il recupero sociale e la
valorizzazione ecologico-naturalistica di San Salvi, come da anni richiesto da comitati e cittadini e ribadito anche in
un recente Processo partecipativo
finanziato dalla stessa Regione, si adopera invece per privatizzare (v.
il Piano Urbanistico Esecutivo del 2007), chiudere e frazionare porzioni
rilevanti di questo patrimonio, unico per dimensione ed eccellenza nella
nostra città. Lasciando ciò che rimane del parco e degli edifici all'incuria e
all'abbandono, si permette
l'inesorabile trasformazione di un luogo potenzialmente di grande qualità
e bellezza, così indispensabile alla salute e al benessere collettivo, in uno
sempre più segnato dalla desolazione e da uno straziante
degrado.
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