LA FINANZA DISTRUTTIVA DI ASL REGIONE E COMUNE
RIDUZIONE DEI SERVIZI
E SVENDITA DEGLI IMMOBILI
La devastante politica di alienazione dei beni pubblici del Comune concorda perfettamente con quella dell’ASL e della Regione. Questi, nella stessa logica liberista, considerano la città come un organismo che può essere smembrato o trasformato, sulla base di una mera valutazione di carattere economico.
Come abbiamo recentemente appreso dalla stampa, si prospetta infatti la svendita massiccia a privati del patrimonio immobiliare sanitario, dall’ ex Ospedale San Giovanni di Dio (già venduto) a parti consistenti del pregiato complesso ex psichiatrico di San Salvi, agli ex sanatori Banti e Luzzi, in uno stillicidio di pezzi importanti di città o dei suoi dintorni, quasi sempre di alto valore storico, culturale e architettonico.
Nessun interesse sociale, nessun ragionamento sull’assetto complessivo e strategico della città, sembra entrare in gioco in queste vendite. Contano solo le regole di mercato, fondate sulla esclusiva convenienza economica - per il privato naturalmente - di acquisire beni ex pubblici per trasformarli secondo criteri di pura redditività.
L’ideologia del contenimento dei conti pubblici copre sistematicamente queste operazioni, legittimandole al di fuori di ogni controllo democratico e partecipativo.
L’imperativo da parte dell’ASL è fare cassa sottacendo le vere cause che hanno determinato i buchi di bilancio, riconducibili non solo ai tagli della sanità bensì, come emerso di recente nonostante la scarsa trasparenza della sua amministrazione, a una mala gestione, a sprechi inaccettabili: vedi le spregiudicate quanto discutibili acquisizioni immobiliari (Villa Iris, edificio al Ponte di Mezzo), gli appalti e convenzioni di servizi ai privati palesemente antieconomici rispetto al loro mantenimento in ambito pubblico, agli stipendi stellari dei dirigenti….(pure la Società della Salute di Firenze è stata collocata all’ultimo posto nella valutazione delle Società della Salute toscane stilata dal S. Anna di Pisa).
A pagare ancora una volta non saranno i responsabili, ma gli incolpevoli utenti dei servizi socio-sanitari e gli operatori del settore. La ASL intende smantellare presidi sanitari di quartiere e strutture, anche quando sono di recente ristrutturazione, perfettamente funzionanti e ritenute di eccellenza dai dirigenti stessi dell’ASL, come è il caso della Rsa “Le Civette”.
Paga e pagherà anche la città depauperata ulteriormente del proprio patrimonio pubblico e sempre più strutturata su misura degli interessi privati, sovente concentrati in un manipolo di operatori finanziari e immobiliari che ne ipotecano ogni futura trasformazione e riqualificazione in senso sociale e ambientale.
Alienare questo patrimonio, in un mercato in crisi come quello attuale che frena le acquisizioni e abbassa i valori immobiliari, di fatto equivale alla sua svendita, a una colossale operazione di trasferimento di risorse al privato, a danno della collettività. Il tutto con il pieno avallo delle stesse istituzioni politiche preposte alla tutela degli interessi generali quali la Regione e il Comune.
Occorre che su tutto ciò la società civile intervenga con una puntuale informazione e mobilitazione contro il progressivo restringimento delle politiche d’intervento pubblico e sociale, come già avviene nel caso della RSA Le Civette. Occorre ampliare la denuncia e le mobilitazioni proprio nel momento in cui è evidente il degrado sociale e ambientale generato dai dettami delle teorie liberiste, per ottenere la capillare diffusione di servizi alla persona e di attività culturali e ricreative, di verde e di luoghi di aggregazione sociale di cui si sente grande la mancanza in una città sempre più mercificata e ridotta ad un conglomerato edilizio senza coesione, storia e anima collettiva.
Va affermata e diffusa una politica che rilanci la pianificazione dei processi di trasformazione, che preservi il patrimonio collettivo, considerando in particolare quello dismesso una grande opportunità strategica di recupero, finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita urbane.
Una politica che abbia (vedi il recente Forum dei Comuni per il bene comune di Napoli) una solida visione della città come bene comune, che ponga al primo posto i problemi e le esigenze della popolazione e consenta ai cittadini di tornare protagonisti del destino della città.
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