In questi ultimi mesi, le inchieste della stampa locale hanno messo in luce un preoccupante quadro dei conti economici delle ASL toscane, tale da far paventare ad alcuni “un collasso vero e proprio della sanità in Toscana”.
E infatti al buco da 270 milioni di euro dell’ASL massese, sarebbero da aggiungere altri 180 milioni di sbilancio regionale cosi distribuito (1):
- 60 milioni dell’ASL di Firenze,
- 50 milioni dell’ASL di Pisa,
- 40/50 milioni dell’ASL di Siena,
- 15 milioni dell’ASL di Pistoia,
- 8 milioni dell’ASL di Lucca,
- 7 milioni dell’ASL di Prato,
oltre i disavanzi delle varie Aziende ospedaliere regionali.
Insomma un vero disastro! Da più parti annunciato ma mai seriamente affrontato.
Un modo sbrigativo di correre ai ripari da parte degli amministratori è quello di vendere parte del patrimonio immobiliare delle ASL al prezzo più alto possibile, che è quello che si ottiene quando le aree vengono destinate ad edilizia privata. Peraltro per ottenere tale destinazione, occorre che i Comuni accettino che nei Piani Strutturali tali aree vengano destinate ad edilizia privata.
Provvedimenti quanto mai inutili se non colpiscono le modalità di gestione e i centri di formazione della spesa sanitaria, mentre ribadiamo che la vendita delle risorse immobiliari pubbliche serve a tamponare e tacitare nell'immediato critiche e falle che immancabilmente si ripresentano immediatamente dopo, offrendo inoltre il fianco a speculazioni che certo non giovano ai cittadini!
Pistoia si è già adeguata, mettendo all’asta beni per 4 milioni di euro. Altre ASL si stanno “attrezzando” per la svendita di un ingente patrimonio immobiliare pubblico, che, in caso di alienazione, sarà indebitamente sottratto alla ricchezza collettiva.
E’ proprio in questo quadro di apparente risanamento dei conti che nei mesi scorsi è stato annunciato un accordo tra l’ASL di Firenze e il Comune sulla spartizione della torta del complesso di San Salvi, che, grazie all’azione del comitato, oggi è ufficialmente denominato Parco di San Salvi.
All’azienda sanitaria sarebbero toccati i proventi della vendita ai privati dei padiglioni più pregiati, mentre il Comune avrebbe lucrato sugli oneri di urbanizzazione. Ai cittadini resterebbero le scorie di questa operazione speculativa, i brandelli di un Parco storico sacrificato per risanare bilanci di aziende pubbliche sulla cui gestione si stanno addensando nubi minacciose.
Il nostro comitato, che difende a oltranza la proprietà e la destinazione pubblica dell’area in quanto bene comune di tutta la città, chiede all’assessore regionale alla sanità Daniela Scaramuccia e al direttore generale dell’ASL Luigi Marroni:
1. che sia verificata in maniera trasparente la situazione economica dell’ASL 10 di Firenze,
2. con particolare riferimento alle definizione delle voci di spesa,
3. alla trasparenza dei conti economici,
4. alla gestione degli appalti esterni dei servizi,
5. che siano individuate le responsabilità degli sprechi e dei disavanzi di gestione,
6. se l’Azienda sanitaria di Firenze intende confermare ufficialmente il piano di vendita/privatizzazione dei padiglioni di San Salvi,
Il nostro comitato chiede al sindaco di Firenze, Matteo Renzi:
1. se il Comune, uno dei soggetti proprietari dell’area, intende, dopo aver riconosciuto il Parco di San Salvi, avallare ancora le operazioni di speculazione immobiliare previste dal Piano Urbanistico del 2007,
2. se il Comune si propone di confermare l'accordo firmato con il direttore dell’ASL Luigi Marroni, sancito dalla stretta di mano riportata sulla stampa locale nel giugno del 2010, di trasformazione di gran parte dei padiglioni di San Salvi in residenze private.
Ribadiamo che la vendita farebbe perdere PER SEMPRE alla collettività un bene che, secondo esperienze gia' fatte (2), può invece dar luogo non solo a benefici per la cittadinanza ma può servire, se amministrato con coerenza, anche ad alleviare la spesa sanitaria stessa.
Se gli interessati ci risponderanno, sarà nostra premura diffondere e pubblicizzare le loro repliche.
______________________________________
(1) Corriere Fiorentino del 25 gennaio 2011.
(2) Si veda l'esperienza di Trieste.
Nessun commento:
Posta un commento