Il Comitato “San Salvi chi può” trova conforme al suo sentire quanto scrive il 20.08.2010 su Repubblica Firenze Pietro Clemente, docente di Antropologia culturale qui a Firenze: San Salvi è divenuto “bene comune, non alienabile” per il dolore e la lotta che lo hanno segnato nella sua storia.
Tra i dirigenti ASL che gli hanno risposto, solamente Sandro Domenichetti osa sostenere che in epoca internet il passato è da dimenticare e pertanto a San Salvi deve entrare la città, in primo luogo con “abitazioni”: posizione fedele al disegno ASL di far cassa quanto prima.
Non sono di questo parere né gli altri responsabili intervenuti, né i giornalisti impegnati nei commenti, né altri esperti della città. Primo Lorenzi, psichiatra a Careggi, spiega come San Salvi, così importante nella storia della psichiatria fiorentina e europea, è luogo culturalmente adatto per intrecciare passato e presente ai fini di una rinnovata assistenza psichiatrica. Andrea Caneschi direttore del Dipartimento di salute mentale, formula proposte, comprese quelle per la salvezza e valorizzazione della importantissima biblioteca interna Chiarugi, che presuppongono l’uso pubblico della ex cittadella manicomiale.
Carla Zarrilli, direttore dell’Archivio di Stato, con Diana Toccafondi, testimoniano quanto l’ASL sia stata inutilmente sollecitata a curarsi degli archivi della Chiarugi, dove attualmente prospera la muffa, penetra l’acqua e cadono calcinacci, come conferma nel suo appassionato articolo la storica Patrizia Guarnieri, che vedrebbe logicamente riuniti in San Salvi tutti i documenti raccolti o prodotti in quella sede.
In tal modo, aggiunge il Comitato, verrebbe riunita la documentazione scritta con quella inclusa nella struttura, concepita dall’architetto e dagli psichiatri che lo affiancavano come elemento indispensabile per la terapia dei malati di mente. Ma il degrado e la casualità con cui l’ASL ha gestito l’ex manicomio si spiegano bene con l’intenzione speculativa di vendere l’area al miglior offerente, avallata dalla precedente Amministrazione comunale e, con aspetti ancora peggiorativi, da quella attuale.
Il Comitato “San Salvi chi può” ha denunciato l’operazione immobiliare prevista dal primo Piano Urbanistico Esecutivo (PUE -2004) su un terzo dell’area, da concedere a privati, riconfermata con scarse modifiche dal PUE 2007. Ma ora è preoccupato dalla annunciata decisione congiunta ASL-Comune di trasformare al completo l’area da sanitaria ad abitativa, con una speculazione che comprometterebbe del tutto i notevoli caratteri architettonici dell’ex ospedale psichiatrico, l’integrità del parco e con essi la significativa memoria di questa istituzione.
Il Comitato ha formulato e ripropone alternative incentrate sul recupero pubblico e ambientale di San Salvi, rispettose dei vincoli (vincolo monumentale D.L. 490/99) che lo tutelano. In un quadro di apertura alla città può essere riconvertito in contenitore di servizi sociali e culturali coerente con la sua struttura unitaria, compatibile con la preservazione del parco per tutta la collettività e con la cura della memoria inclusa nella sua stessa organizzazione architettonica.
(Firenze, 10 settembre 2010.)
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