L’area verde dell’ex cittadella manicomiale di San Salvi è un BENE COMUNE di primaria importanza per la nostra città cronicamente carente di verde pubblico e di spazi vivibili collettivamente. Va goduto e usato dai cittadini, dagli assistiti ancora lì presenti e dalle loro famiglie, dagli studiosi e dai visitatori interessati alla storia della medicina e della psichiatria. Non è una bella preda da spartire tra ASL, Comune e immobiliaristi, con girandole di soldi pubblici intascati da privati, sprechi, speculazioni. Non mancano certo proposte positive, unitarie e articolate.
Invece: l’ASL vuol ricavare dalle vendite in San Salvi 100–120 milioni di euro, il Comune con l’acquisto e il cambio destinazione (appartamenti di lusso) vuole a sua volta incassare. Da novembre in qua la stampa dà notizie di trattative, il sindaco annuncia, ASL delibera: vendita di Villa Maria all’ESTAV Centro; svuotamento e trasloco dei “Girasoli” con acquisto di immobili sostitutivi da edificare (dove?) da parte dell’impresa costruzioni New Abitare Srl al costo di 3.850.000 euro; taglio di stanziamenti alle biblioteche aziendali, tra cui le tre di San Salvi, Cedeas, CESDA e Chiarugi. Quest’ultima, preziosissima per la raccolta di documentazioni sulla salute mentale più che centenaria, con testi classici di psichiatria e medici risalenti al ‘700, soffre la riduzione degli abbonamenti a riviste da 120 a 13, con lo spostamento delle stesse alla biblioteca del Torregalli.
Vendite, traslochi, spostamenti….Interferiscono o no con il Progetto Urbanistico Esecutivo di San Salvi del marzo 2007? E più in generale, sono stati coinvolti in questi progetti o almeno informati i cittadini, gli utenti e i lavoratori dell’ASL? La risposta negativa, testimoniata da un volantino dei sindacati di base e da una lettera aperta delle bibliotecarie sansalvine alla direzione ASL mette alla prova dei fatti la “serietà” di tutte le belle parole sulla “partecipazione” abbondantemente spese in questa regione. E svela la pochezza di Comune e ASL che pensano a fare cassa qui e là, svendono senza programmazione complessiva il loro stesso patrimonio, nella più grande noncuranza delle esigenze e delle esistenze dei pazienti, del personale, dei cittadini.
A questi ultimi spetta mobilitarsi e rilanciare le proposte già formulate all’interno di una prospettiva sistematica che interconnetta servizi, parco, patrimonio storico alla vita della città.
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