sabato 26 luglio 2008

WALKSCAPES

F. Careri
WALKSCAPES - Camminare come pratica estetica
Ed. Einaudi 2006

Il camminare come forma autonoma di arte, atto primario nella trasformazione simbolica del territorio, strumento estetico di conoscenza e di trasformazione fisica dello spazio attraversato, che diventa intervento urbano. Dal nomadismo primitivo al Dadaismo e al Surrealismo, dal Lettrismo all'Internazionale Situazionista, e dal Minimalismo alla Land Art, il libro di Francesco Careri ricostruisce la storia della percezione del paesaggio raccontando la storia dell'attraversamento della città.

Abstract
Dalla presentazione di Alessandra Criconia all'edizione spagnola (aprile 2003)
Prima di inventare l'architettura l'uomo possedeva una forma simbolica con cui trasformare lo spazio: l'azione del camminare. È camminando che l'uomo ha Walkscapes. Il camminare come pratica estetica, è un libro che si legge tutto d'un fiato. Seguendo le fila di una storia che ha inizio con il mito di Caino e Abele e che si snoda successivamente tra le più importanti tappe dell'arte del nomadismo, Francesco Careri racconta, con grande suggestione, il potere di significazione simbolica ed estetica insito nell'atto del camminare e tesse la trama delle trasformazioni dei territori e dei paesaggi attraverso la semplice azione del camminare dell'uomo."Prima di innalzare il menhir l'uomo possedeva una forma estetica con cui trasformava simbolicamente il paesaggio. Questa forma era il camminare, un'azione imparata con fatica nei primi mesi della vita per poi diventare un'azione non più cosciente ma naturale, automatica. E' camminando che l'uomo ha cominciato a costruire il paesaggio naturale che lo circondava. E' camminando che nell'ultimo secolo si sono formate alcune categorie con cui si possono interpretare paesaggi urbani." (p.19-20).In sostanza, il camminare e tutte le azioni ad esso correlate -attraversare, percorrere, esplorare, vagare, deambulare, andare alla deriva…- sono delle forme primarie di intervento urbano e quindi degli strumenti utili all'architettura per la conoscenza delle attuali configurazioni caotiche del territorio metropolitano. E' infatti tornando a farsi viaggiatori nella metropoli e andando a zonzo -seguendo l'esempio dei ready made urbani dei dadaisti, delle deambulazioni surrealiste, delle derive lettriste e situazioniste…- che è possibile scoprire l'esistenza, tra le pieghe della città dei margini, di una geografia inedita di spazi e luoghi che aspettano solo di essere riconosciuti e riempiti di significati. Perché, come scrive Careri "…il camminare può essere un mezzo attraverso cui inventare un diverso approccio per l'intervento nel sistema degli spazi pubblici metropolitani, perinvestigarli, per attribuire significati simbolici, per renderli visibili. Con ciò non si vuole incitare architetti e paesaggisti a lasciare i tavoli da disegno per imbracciare lo zaino della transurbanza nomade, né teorizzare l'assenza di percorsi urbani strutturati per permettere al cittadino di perdersi, anche se più spesso l'errare potrebbe essere considerato un valore piuttosto che un errore. Ma si vuole indicare il camminare come uno strumento estetico che -al pari del disegno- è in grado di descrivere e modificare quegli spazi metropolitani che presentano spesso una natura che deve essere ancora compresa e riempita di significati, piuttosto che progettata e riempita di cose." (Ibidem, p.26-27).
Questo è alla fine dei conti l'invito del libro: dedicarci tutti, senza timori, alla transurbanza esattamente come già ha fatto il gruppo Stalker nel 1995 quando, ripercorrendo i territori attuali di Roma, ha scoperto l'esistenza di una città fatta di contraddizioni stridenti ma anche di inedite armonie che appare molto più dinamica e vitale di quella del tanto famoso centro storico, ormai per larga misura condannato ad essere un fenomeno da baraccone.

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